Regolamento 2023

l Premio Letterario Brianza è l’emanazione del Concorso Letterario “Storia e storie della Brianza” è nato nel 2006 come concorso per racconti o saggi inediti e tesi di laurea. Successivamente si è rivolta l’attenzione anche ad opere edite creando una suddivisione tra le due sezioni: Premio Letterario Brianza e Concorso per inediti Storia e Storie della Brianza.

Il Premio Brianza si caratterizza per la finalità: invita a parlare e scrivere  della Brianza nei suoi molteplici aspetti, della attualità o del passato, per metterne in evidenza le caratteristiche. Desidera valorizzare i tanti autori, noti o sconosciuti, che alla Brianza sono legati, vi risiedono o ne sono rimasti colpiti in un passaggio lungo o breve della loro vita.

Come per le edizioni passate, il Concorso per racconti  inediti, “Libera il racconto!“ lascia completa libertà alla fantasia di ogni concorrente. L’esercizio della scrittura aiuta, esprimendo sentimenti, sensazioni e  fantasie, a conoscere se stessi, a cimentarsi con le difficoltà espressive e incoraggia scrittori e lettori a conoscere meglio i propri territori.

PREMIO LETTERARIO BRIANZA 2023 18°edizione – REGOLAMENTO    

Il Premio Letterario Brianza è suddiviso in tre sezioni:

Sezione Aopere di Narrativa edite nei due anni precedenti, scritte da autori legati alla Grande Brianza (province di Monza, Como e Lecco), o ambientate o dedicate allo stesso territorio in tutti i suoi molteplici aspetti: storici, letterari, paesaggistici, economici, artistici; o pubblicate da Case editrici del territorio. La Giuria tecnica formata da sette componenti esamina le opere edite inviate entro il 25 Maggio 2023 al seguente indirizzo Associazione Mazziniana Italiana onlus – Viale Petrarca,12-  20900 Monza; indica i tre titoli finalisti entro il mese di Giugno alla Giuria popolare formata da quasi 100 “grandi lettori” composta da gruppi di lettura delle biblioteche e associazioni locali. La stessa Giuria Tecnica si riserva di premiare una delle opere con il Premio della Critica. La Giuria popolare riceverà i libri e opererà la propria insindacabile scelta mediante un voto numerico da 1 a  5 . Il risultato sarà reso noto in sede di premiazione a Monza in autunno in data da precisare . Primo Premio è di 1000€, il secondo ed il terzo riceveranno ciascuno 500€ , e tutti una targa ricordo e la possibilità di un‘intervista sul nostro Blog .Il Premio della Critica riceverà 500€ e la targa ricordo.

Sezione B  è riservata a Saggi editi nei due anni precedenti e la valutazione è riservata alla Giuria Tecnica. Il Primo Premio è dotato di 500€ e una targa ricordo e l’intervista pubblicata sul blog.

Sezione C Racconti Inediti a tema libero: dovranno arrivare alla Giuria entro il 15° settembre 2023. Dopo una prima selezione operata dalla Giuria Tecnica i tre finalisti saranno trasmessi ad alcune classi delle Scuole Superiori che analizzeranno e valuteranno i testi a loro insindacabile giudizio. Il primo premio riceverà 500€ e la targa ricordo, il secondo e il terzo classificati  riceveranno targa ricordo 200 €  e la pubblicazione  sul blog. I premi verranno consegnati solamente agli autori presenti in sede di premiazione .  Tutti saranno intervistati sul nostro Blog. I Racconti dovranno essere inediti, espressi in lingua italiana, opera di autori italiani o stranieri con più di 16 anni ; composti da massimo 6 cartelle , ed inviati entro il 15° settembre  2023  via mail a : ami.monzabrianza@gmail.com   gratuitamente e non saranno restituiti. Il testo sarà indicato esclusivamente dal titolo senza il nome dell’autore né alcun riferimento che lo renda riconoscibile:  nome dell’autore e i suoi dati personali, nome cognome, luogo e data di nascita, indirizzo, telefono, email, uniti al titolo del racconto dovranno essere inviati ,con  una apposita liberatoria che consenta in conformità del D. Leg. N°196 -2003, di usare il nome ed eventualmente rendere pubblico il racconto ai fini della gestione del Concorso, a questo indirizzo: giannaparri@libero.it, che , in qualità di presidente di Giuria è garante della regolarità delle procedure.

Clasa Sanchez – I peccati di Marisa Salas

I peccati di Marisa Salas – Clara Sanchez- Garzanti 2022 – traduzione di Enrica Budetta

Guadalajara, Spagna- 1955- laureata in filologia spagnola
all’Università di Madrid. Inizia presto a pubblicare racconti su riviste e
fare sceneggiature per film per la televisione. Dal 1990 inizia a
scrivere romanzi e da allora ha pubblicato un libro ogni due anni. Con
Gli anni imperfetti e Il profumo delle foglie di limone raggiunge una
grande notorietà in Spagna dove vince Premi importanti e a livello
internazionale. In Italia è pubblicata da Garzanti. Questo è l’ultimo
libro.

Solitamente non sono attratta da libri che raggiungono vendite clamorose e osannati dalla critica popolare. In particolare questo che sul retro di copertina riporta tre frasi che sottolineano il successo di vendita e l’amore delle affezionate lettrici. Ma mi devo ricredere. Questa non è una storia banale come appare dalle prime pagine. Ci porta nel mondo dell’editoria che, come tutti gli ambienti chiusi nasconde inimicizie, gelosie, odi e anche truffe. Inimicizia e gelosia che dividono due scrittrici: una vincente, amata e seguita dalle affezionate lettrici, come la stessa Sanchez, l’altra ignorata e mai più chiamata dall’editore nonostante abbia scritto un’opera avvincente; la stessa opera che improvvisamente viene dopo trenta anni nuovamente pubblicata da un altro editore e da un altro autore con un diverso titolo ottenendo subito un successo clamoroso! E da questo punto si sviluppa un gioco fra il nuovo idolo della letteratura che aveva copiato interamente un’opera di altri, la grande autrice che si sente messa da parte, e Marisa, quella che trenta anni prima aveva scritto il suo primo e unico libro ignorato ma adesso venduto con numeri strabilianti sotto un altro nome. Chi vincerà tra i tre protagonisti? Quello che ci fa andare avanti nella lettura è il gioco psicologico portato avanti da chi potrebbe apparire il più debole, fino al successo finale, anche se non troppo credibile. Si potrebbe approfondire l’analisi osservando la superficialità di certi successi – anche quelli editoriali – la volubilità del pubblico che si innamora di uno o dell’altro personaggio nel giro di poco tempo, il prevalere di valutazioni esteriori più che capacità, talento, serietà culturale. Salta agli occhi il possibile paragone nascosto fra la stessa Clara Sanchez da trenta anni sull’onda del successo, e C. che all’improvviso viene superata nell’amore del pubblico e si sente sprofondare nella depressione. Siamo autorizzati a pensare che la nostra autrice senta arrivare qualche nuovo giovane autore pronto a scavalcarla nelle classifiche. Non è male, nonostante una scrittura scorrevole, ma non molto personale.

Finalisti 2022

Siamo lieti di annunciarvi i tre finalisti del Premio Letterario Brianza 2022 – 17 edizione!

In ordine casuale:
Domenico Dara, “Malinverno” – Feltrinelli
Michela Tilli, “Delle donne non facesti menzione” – Fernandel
Francesco Casolo, “La salita dei giganti” – Feltrinelli

Stiamo consegnando i libri ai nostri gruppi di lettura che decreteranno il vincitore!

Valeria Palumbo – La donna che osò amare sé stessa

VALERIA PALUMBO
Giornalista, attualmente per il settimanale Oggi, docente Università di Urbino e tutor al Master di giornalismo dell’Università di Milano, scrittrice. Le ultime opere Piuttosto m’affogherei del 2018 e Non per me sola Storia delle italiane attraverso i romanzi, del 2020 .

La donna che osò amare se stessa – Neri Pozza editore – 2022
Indagine sulla Contessa di Castiglione

Sono stata attratta da questo libro, appena uscito, principalmente dalla serietà della casa editrice Neri Pozza, non essendomi mai imbattuta nell’autrice, Valeria Palumbo. Ho scoperto successivamente che è giornalista e scrittrice molto prolifica e tratta prevalentemente tematiche femminili. E’ la storia di Virginia Oldoini Contessa di Castiglione, molto nota per essere stata indirizzata dal cugino, il Conte di Cavour primo ministro del Regno di Sardegna e instancabile tessitore di trame politiche, a Parigi, presso la Corte dell’imperatore Napoleone III per conquistare la sua attenzione e renderlo più disponibile ad entrare in guerra al fianco degli italiani, nel 1859. La diciottenne Virginia, bellissima fra le belle, appena sposata, ben indottrinata e equipaggiata da toilette sfavillanti, stupisce la Corte francese e conquista in poco tempo il cuore dell’Imperatore che, qualche tempo dopo, firma un patto segreto con Cavour e Vittorio Emanuele II e acconsente a sostenere il Piemonte nella sua conquista del Regno Lombardo – Veneto– Quindi, in qualche modo, la bella Virginia è stata parte di un evento storico fra i più importanti del Secondo Impero. La vulgata racconta questo episodio allusivamente e dice che la Contessa dopo un breve periodo di splendore, depressa e sola per veder la propria decadenza fisica, si ritirò a vita privata e non volle mai più incontrare nessuno nel ricordo di quei giorni che la videro brillare nei salotti più importanti di
Francia. La Palumbo contesta questa narrazione, segue tutta la vita della protagonista, dimostra che in tutto l’arco della vita fu una utile pedina diplomatica, più di tanti uomini; che anche da anziana aveva partecipato attivamente alla vita sociale e politica europea, e che fino agli ultimi anni aveva rese pubbliche molte fotografie che sono molto simili alle odierne performances artistiche, senza nascondere i guasti della vecchiaia. E che effettivamente aveva conservato le antiche affettuose amicizie e la sua influenza diplomatica. Soprattutto sottolinea spesso la ,evidente, diversa reputazione riservata alla Castiglione, donna, rispetto, per esempio a Costantino Nigra, che come lei fu inviato a Parigi dal solito Cavour per svolgere la stessa missione “diplomatica” cercando di conquistare l’Imperatrice Eugenia. Il Nigra è ancora considerato un fine diplomatico, la Castiglione, se va bene, è una cortigiana. Non possiamo negare questo assunto. Tutto questo è inserito in un tourbillon di eventi mondani che si svolgevano nelle corti più influenti d’Europa, Parigi , Londra, Torino, mentre venivano portati avanti, segretamente, progetti politici. Il giudizio dell’autrice sugli uomini è negativo; Cavour appare un profittatore, Napoleone III un ometto che tentò inutilmente di essere all’altezza del ruolo e dello zio, il grande Napoleone I. Costantino Nigra , un “cortigiano”, Francesco Verasis di Castiglione -che volle a tutti i costi sposare Virginia nonostante essa stessa lo avesse avvertito che non lo voleva come marito- che per tutta la vita chiese soldi alla moglie che a sua volta li chiedeva agli amanti. Nel procedere della narrazione che inizia a Firenze nel 1837, città di nascita di Virginia, prosegue a La Spezia, allora poco più di un borgo marinaro, e si sviluppa nelle dimore aristocratiche italiane ed europee; ci si può sentire soffocare dalla valanga di informazioni, di nomi altisonanti, doppi , tripli con titoli nobiliari che riguardano tutto il Gotha internazionale incrociato grazie a ripetuti matrimoni combinati fra famiglie aristocratiche preoccupate di mantenere posizioni di rilievo e patrimoni enormi con l’intento di poterli sperperare fra giochi d’azzardo e toilette strabilianti. La riabilitazione di Virginia Oldoini è un tentativo nobile e anche giusto; è assolutamente vero che il giudizio riguardo le donne è stato falsato dal pregiudizio: ciò che era ammesso per un uomo, era considerato riprovevole per una donna. L’opera, però, a mio giudizio, avrebbe tratto molto giovamento se la Palumbo avesse evitato il rischio gossip e avesse tagliato, e tagliato, nella selva di notizie e notiziole. Il libro avrebbe avuto bisogno di un lavoro più rigoroso da parte dell’editore e reso più limpido e lineare per fare emergere i fatti più importanti e le nuove, corrette, valutazioni.
Gianna Parri

Fernando Aramburu – Patria

Fernando Aramburu – San Sebastiàn 1959- già insegnante, ora esclusivamente scrittore; autore di molte raccolte di racconti, poesie, saggi, libri per ragazzi, romanzi; dal 2013 con Anni lenti, inizia ad essere tradotto anche in Italia; dopo il successo di Patria, da cui è stato tratto in Spagna un film ed una serie televisiva, ha pubblicato nel 2021 I rondoni, edito da Guanda. Attualmente vive in Olanda.

Patria - Fernando Aramburu - Libro - Guanda - Narratori della Fenice | IBS


Editore Guanda (nuova edizione 2019 ) , 750 pagine

Questa è la penultima opera di Fernando Aramburu, con la quale l’autore ha vinto il Premio Strega europeo nel 2018, lo stesso anno in cui meritò il Premio Letterario Tomasi di Lampedusa e, in Spagna, il Premio Letterario di Narrativa Nazionale. Una lettura molto interessante, appassionante, ma non facile; richiede attenzione, concentrazione; per il contenuto che pone questioni etiche e politiche di peso e per l’uso dei nomi propri e delle parole qui e là sparse in una lingua astrusa, che non somiglia a nessun altro ceppo linguistico conosciuto; inintelligibile per chiunque non sia nato in quella piccola parte di mondo che va dall’estremo sud-ovest della Francia alla costa nord est della penisola iberica, conosciuta anche come Regione basca; in pratica non più di 700 mila persone e, col passare del tempo, da un numero sempre minore di anziani. La comprensione è agevolata da un glossario L’autore, nato a San Sebastian nel 1959, affronta la delicata questione del terrorismo che l’ETA – acronimo di Euskadi Ta Askatasuna (Paese Basco e Libertà)- l’ organizzazione politica attiva dal 1959 e definitivamente chiusa solo nel 2018, che non esita ad usare la violenza con l’obbiettivo di raggiungere l’indipendenza e l’autonomia dallo Stato centrale spagnolo. Decenni di attacchi terroristici rivolti a uccidere rappresentanti delle istituzioni spagnole, politici o militari; o spargere delazioni, sospetti, minacce nei confronti di chiunque appaia loro non abbastanza basco e non abbastanza antispagnolo. Fu una guerra civile durissima, come tutte quelle che si sono accese nel mondo quando un gruppo politico estremista non vede altra strada che il terrore e la violenza da mettere in campo contro gli avversari politici; penso alla questione irlandese degli anni ’68-’98, o alla vera guerra civile italiana durante gli ultimi anni del fascismo, o al periodo delicatissimo delle Brigate Rosse degli anni ’70-‘80, o adesso in innumerevoli luoghi del mondo. Quando una guerra concentrata in un territorio ristretto si sviluppa casa per casa, oltre a lasciare sul terreno i morti, lascia scie di odio, rancore, rimpianti, rimorsi…. tutta la gamma di sentimenti forti e veri che impregnano per sempre la vita di tutti gli attori, siano protagonisti o comparse. E’ un argomento, come tanti, che la coscienza collettiva ha rimosso e dimenticato. Questo libro invece lo riporta in primo piano, fa tornare in mente le notizie che avevano sconvolto la Spagna e allarmato l’Europa e ci fanno riflettere sugli sconvolgimenti personali, oltre che a quelli politici collettivi.
La tragedia del popolo basco diviso e contrapposto è narrata attraverso la storia di due famiglie di un paese operaio non lontano da San Sebastian. Dapprima unite da amicizia fraterna ma poi, dopo la radicalizzazione e la clandestinità di uno dei figli e la successiva uccisione del capo dell’altra famiglia, considerato improvvisamente e inspiegabilmente ”avversario”, diventano acerrime nemiche ma indissolubilmente legate da odio e ricordo dell’amore. Il dramma è narrato attraverso la vita di ciascuno dei membri di quelle due famiglie: quella dell’assassino e quella della vittima. Ognuno di essi è vittima di quel fatto di sangue, ognuno sconvolto dal ”patriottismo basco”, ognuno di essi perdente. L’unica figura che riuscirà, alla fine, a “vincere” è Bìttori, la vedova di Txaco, che troverà pace imponendo la sua pace, attraverso un perdono tacitamente concesso. Notevolissima la prosa, lo stile di Aramburu; sintatticamente scorretto, inizia un periodo in terza persona e lo porta avanti col discorso diretto, senza segni di interpunzione, ma al lettore risulta assolutamente comprensibile, anzi logico, travolto, conquistato, dal fluire ininterrotto del pensiero del protagonista.Una lettura che mi ha appassionato e lasciato piena di ammirazione per questa scrittura apparentemente facile, quotidiana, prosaica, in realtà molto difficile da creare; e per questa tensione continua e per tali questioni sottintese che si insediano nel pensiero di ogni lettore e lasciano domande etiche sospese.

“Dalla parte di lei” – Alba de Céspades

Dalla Parte di lei – Alba de Céspedes -( Roma 1911-Parigi 1997)
I° edizione 1949 La Medusa Mondadori – 7° edizione 2021 Oscar Mondadori

Dalla parte di lei - Alba De Céspedes - copertina
Alba de Céspedes, la rivoluzionaria partigiana con il senso dell'amore (e  del femminile) - Il Fatto Quotidiano

Conoscevo questa autrice solo di fama ma non avevo letto niente prima di questo libro. Figlia dell’ambasciatore di Cuba a Roma, politicamente schierata a sinistra e impegnata contro il regime fascista, ebbe grande successo con i suoi romanzi incentrati su personaggi femminili in cerca di indipendenza e di riscatto dalla posizione subalterna delle donne del tempo. Una importante autrice femminista che si è espressa a favore delle donne, Dalla parte di Lei prima del femminismo e che dovremmo apprezzare anche noi contemporanee e teoricamente indipendenti ma che non dobbiamo mai cessare di pretendere una vera e reale parità. Fino dalle prime pagine mi ha colpito una certa lentezza narrativa, una quasi eccessiva precisione della struttura linguistica e la ricercatezza di alcune parole decisamente desuete che conducono il lettore in un altro tempo e in un modo diverso di scrivere rispetto ad oggi. La volontà di precisare, ribadire ogni pensiero, col passare delle pagine diventa quasi ossessivo e il lettore viene trainato nel desiderio di capire l’animo della protagonista; ciò che potrebbe apparire noioso diventa affascinante e attraente e non si può abbandonare. E’ ambientato nella Roma mussoliniana in un quartiere di piccolissima borghesia che fatica a mantenere un certo decoro. E’ un lungo, lento racconto in prima persona in cui viene descritta nei minimi particolari la vita, le osservazioni e le sensazioni di una adolescente sognante, Alessandra, figlia unica molto amata dalla madre, musicista sensibile, delicata, sognatrice, sposata ad un uomo che dalla moglie vorrebbe una casa pulita, il pranzo pronto e disponibilità a letto. Non voli romantici. La situazione familiare influenza la ragazza soprattutto quando precipita con il suicidio della madre. Da quel momento Alessandra si sente sola ad affrontare la vita, la guerra, un soggiorno in Abruzzo dalla nonna paterna, gli studi, gli uomini. Proprio in Abruzzo dove scopre il mondo chiuso e tutto maschile del padre, apprende dalla fortissima nonna che solo la maternità dà forza e autorità e in definitiva la felicità di una donna. Gli uomini le sono estranei, quasi nemici, finché non si innamora. Questo grande amore è totalizzante. Da quel momento la protagonista pensa, lavora, studia, solo per il suo amore non si preoccupa della guerra, di ciò che accade attorno; essa rifugge dall’essere madre, non vuole che un figlio la separi dall’amore per Francesco, le tolga colloqui, scambio di parole, col suo amore; fino al momento in cui il marito, impegnato contro il regime, non viene imprigionato. Allora per rimanere idealmente in contatto con lui , anche essa vorrà partecipare ad azioni pericolose; non si sottrae a prove impegnative che le portano l’ammirazione dei compagni del marito, ma non sarà “abbastanza” apprezzata dal marito stesso quando, all’ingresso degli alleati a Roma sarà liberato. Lui viene coinvolto nelle vicende politiche molto impegnative e ad alto livello e questo lo tiene lontano dalla moglie. Alessandra non accetta più che non sia riconosciuta la sua partecipazione, la sua capacità , il coraggio che lei, donna, ha mostrato alla pari del marito così universalmente ammirato. Non accetta più che non le sia data quell’attenzione di cui ha bisogno e che, in qualche modo, le è dovuta e che venga trattata come una bambina, con una carezza e via. E allora, dopo giorni angosciosi, spara e lo uccide. Solo a questo punto ho capito, dopo 554 pagine ho capito la chiave di lettura: questo lungo racconto è un diario, una memoria scritta da lasciare ai giudici che la dovranno giudicare e dovrebbero, sempre secondo Alessandra, attraverso le sue parole, comprendere le ragioni profonde di una donna che non vuole più rimanere in secondo piano. E’ chiaro l’intento della De Céspedes; rappresentare i due mondi, quello maschile, pratico, tutto d’un pezzo, abituato ad essere ubbidito e servito, e quello femminile; più sensibile, pronto al sacrificio ma solo a fronte di un riconoscimento, una reciprocità, un rispetto che sa di meritare.

Letture Napoleoniche

Cari Amici del Premio Brianza, siamo stati in silenzio troppo a lungo: molto lavoro per raccogliere libri, valutare e scegliere la terzina finale e poi consegnare i finalisti alla nostra Giuria popolare e le vacanze destinate ad un otium ricco di letture. Molte dedicate a Napoleone, per prepararci alla Rassegna Napoleonica che le Associazioni culturali monzesi hanno voluto organizzare per riaprire la Villa Reale che, dopo vicende complicate, rischiava di rimanere chiusa per anni. Fra esse anche la nostra Associazione Mazziniana e il Premio Letterario Brianza che hanno organizzato quattro eventi.

Fra le letture più interessanti segnalo un recente lavoro del prof. Antonino De Francesco “Il naufrago e il dominatore” che abbiamo presentato nel Salone d’onore della Villa aprendo la Rassegna Napoleonica in cui viene presentata l’origine e la formazione del grande Còrso prima dell’apoteosi, e la situazione politica italiana che egli trovò e in gran parte cambiò con le sue due discese in Italia.

Un’opera di particolare interesse è “N” di Ernesto Ferrero direttore editoriale per Einaudi ed altri importanti editori, critico, traduttore, e scrittore prolifico e direttore del Salone del Libro di Torino per venti anni. Pubblicato nel 2000, anno in cui vinse il Premio Strega, riedito in occasione del bicentenario napoleonico a cura del Corriere della Sera. La particolarità consiste nel raccontare, attraverso l’Io narrante, un piccolo nobile locale nominato bibliotecario dall’imperatore ma che dello stesso imperatore è segretamente nemico politico, quei nove mesi scarsi dell’esilio di Napoleone all’Isola D’Elba. L’imperatore, clamorosamente battuto a Lipsia e detronizzato, fu costretto dai suoi avversari ad un “ domicilio coatto”, ma riuscì a trasformare la punizione inflittagli in una missione: modernizzare l’Isola dell’arcipelago toscano trasformando una provincia periferica e dimenticata in un piccolo regno dotato di  strutture amministrative, attività economiche, strade, scuola, biblioteca, allietata da una corte con i pochi parenti e amici che lo avevano seguito e i nuovi amici elbani esaltati dalla presenza di un tale eccezionale personaggio, come  se fosse ancora a Parigi. Di quell’uomo che sconvolse la storia dell’Europa fra la fine del 18esimo e il 19esimo secolo emerge il carattere forte, mai vinto, la instancabile volontà riformatrice e la capacità di accettare i molti momenti di malinconia e trasformarli in rinascita.   Si mostra sereno e contento del suo piccolo regno, imperturbabile e cordiale anche con gli inglesi che, invece, lo controllano a vista e lo considerano prigioniero. Ma egli pensa alla fuga, la organizza e, come sappiamo, riesce a sbarcare in Francia. Tornano immancabilmente alla mente quei versi di Manzoni “Tutto ei provò: la gloria/maggior dopo il periglio,/la fuga e la vittoria,/ la reggia e il triste esiglio: /due volte nella polvere ,/ due volte sull’altar.” L’impianto narrativo, la solida conoscenza storica ed uno stile raffinatissimo ne fanno una lettura preziosa. E divertente nei ritratti psicologici delicati e sapienti dei coprotagonisti.

Stessa preparazione storica, diversa struttura narrativa ma ugualmente interessante e appassionante è il libro di Alessandra Necci (2) “Al cuore dell’Impero. Napoleone e le sue donne fra sentimento e potere” Edito da Marsilio. Vincitore del Premio Comisso 2021, vincitore del Premio Manzoni-Storia, finalista del Premio Viareggio–Saggi, Vincitore del Premio “Città di Como” sezione saggio 2021. Lo abbiamo presentato il 5 settembre scorso in Villa Reale, con grande partecipazione. L’autrice ci porge i ritratti delle nove donne più importanti della vita di Napoleone.La madre, le sorelle, l’amata prima moglie Josephine, la bella e algida Maria Luisa d’Austria sposata per interesse politico, Maria Walewska l’ultimo amore. Una galleria di donne di grande spessore: spinte dall’ambizione o dalla passione, dall’istinto materno, o da un delicato amore fraterno, girano tutte attorno al vero protagonista: Napoleone che emerge via via che ci addentriamo nelle vite in qualche modo straordinarie che rappresentano tante sfaccettature di caratteri femminili che la Necci sa dipingere con vera maestria.
Il volume si apre con queste parole: “Ci sono dei momenti, delle ore, dei giorni persino, nei quali altro di me non resta se non un uomo che guarda il mare “.
È Napoleone che da Sant’Elena, la terza isola fatale della sua vita, dopo la natìa Corsica e l’Isola d’Elba, racconta la solitudine, la sofferenza, il desiderio di porre fine a quello spettro di vita cui è stato condannato su uno scoglio disperso nell’oceano dove sarà confinato per più di cinque anni. Nelle successive quaranta pagine è ancora il protagonista che rivela il suo animo e ripensa ai tanti momenti storici di cui fu protagonista; trascorre il tempo dettando le proprie memorie, consapevole di quella grandezza per la quale è stato esaltato e combattuto; sente avvicinarsi la fine, la desidera, sempre più solo e, teme, dimenticato da chi lo amò.  Nessuno, invece, può dimenticare il personaggio Napoleone che in meno di venti anni stravolse l’assetto politico dell’Europa dove portò prima, e in particolare in Italia, lo spirito rivoluzionario della Marsigliese, dove cambiò leggi, struttura amministrativa, dove poi fece e disfece repubbliche, regni, un impero. E pur battuto dalla Coalizione e vinto nella definitiva battaglia di Waterloo, lasciò nell’antico continente il seme del cambiamento che rinacque già pochi anni dopo con il Risorgimento.
Questo libro fa rivivere gli anni esaltanti e quelli più dolorosi con grande partecipazione emotiva.
(1- Alessandra Necci. Romana, docente alla Luiss, scrittrice e giornalista. Ricordiamo gli ultimi libri: Isabella e Lucrezia, le due cognate. Donne di potere e di corte nell’Italia del Rinascimento-2018 Caterina De’ Medici. Un’italiana alla conquista della Francia -2019-