Fernando Aramburu – Patria

Fernando Aramburu – San Sebastiàn 1959- già insegnante, ora esclusivamente scrittore; autore di molte raccolte di racconti, poesie, saggi, libri per ragazzi, romanzi; dal 2013 con Anni lenti, inizia ad essere tradotto anche in Italia; dopo il successo di Patria, da cui è stato tratto in Spagna un film ed una serie televisiva, ha pubblicato nel 2021 I rondoni, edito da Guanda. Attualmente vive in Olanda.

Patria - Fernando Aramburu - Libro - Guanda - Narratori della Fenice | IBS


Editore Guanda (nuova edizione 2019 ) , 750 pagine

Questa è la penultima opera di Fernando Aramburu, con la quale l’autore ha vinto il Premio Strega europeo nel 2018, lo stesso anno in cui meritò il Premio Letterario Tomasi di Lampedusa e, in Spagna, il Premio Letterario di Narrativa Nazionale. Una lettura molto interessante, appassionante, ma non facile; richiede attenzione, concentrazione; per il contenuto che pone questioni etiche e politiche di peso e per l’uso dei nomi propri e delle parole qui e là sparse in una lingua astrusa, che non somiglia a nessun altro ceppo linguistico conosciuto; inintelligibile per chiunque non sia nato in quella piccola parte di mondo che va dall’estremo sud-ovest della Francia alla costa nord est della penisola iberica, conosciuta anche come Regione basca; in pratica non più di 700 mila persone e, col passare del tempo, da un numero sempre minore di anziani. La comprensione è agevolata da un glossario L’autore, nato a San Sebastian nel 1959, affronta la delicata questione del terrorismo che l’ETA – acronimo di Euskadi Ta Askatasuna (Paese Basco e Libertà)- l’ organizzazione politica attiva dal 1959 e definitivamente chiusa solo nel 2018, che non esita ad usare la violenza con l’obbiettivo di raggiungere l’indipendenza e l’autonomia dallo Stato centrale spagnolo. Decenni di attacchi terroristici rivolti a uccidere rappresentanti delle istituzioni spagnole, politici o militari; o spargere delazioni, sospetti, minacce nei confronti di chiunque appaia loro non abbastanza basco e non abbastanza antispagnolo. Fu una guerra civile durissima, come tutte quelle che si sono accese nel mondo quando un gruppo politico estremista non vede altra strada che il terrore e la violenza da mettere in campo contro gli avversari politici; penso alla questione irlandese degli anni ’68-’98, o alla vera guerra civile italiana durante gli ultimi anni del fascismo, o al periodo delicatissimo delle Brigate Rosse degli anni ’70-‘80, o adesso in innumerevoli luoghi del mondo. Quando una guerra concentrata in un territorio ristretto si sviluppa casa per casa, oltre a lasciare sul terreno i morti, lascia scie di odio, rancore, rimpianti, rimorsi…. tutta la gamma di sentimenti forti e veri che impregnano per sempre la vita di tutti gli attori, siano protagonisti o comparse. E’ un argomento, come tanti, che la coscienza collettiva ha rimosso e dimenticato. Questo libro invece lo riporta in primo piano, fa tornare in mente le notizie che avevano sconvolto la Spagna e allarmato l’Europa e ci fanno riflettere sugli sconvolgimenti personali, oltre che a quelli politici collettivi.
La tragedia del popolo basco diviso e contrapposto è narrata attraverso la storia di due famiglie di un paese operaio non lontano da San Sebastian. Dapprima unite da amicizia fraterna ma poi, dopo la radicalizzazione e la clandestinità di uno dei figli e la successiva uccisione del capo dell’altra famiglia, considerato improvvisamente e inspiegabilmente ”avversario”, diventano acerrime nemiche ma indissolubilmente legate da odio e ricordo dell’amore. Il dramma è narrato attraverso la vita di ciascuno dei membri di quelle due famiglie: quella dell’assassino e quella della vittima. Ognuno di essi è vittima di quel fatto di sangue, ognuno sconvolto dal ”patriottismo basco”, ognuno di essi perdente. L’unica figura che riuscirà, alla fine, a “vincere” è Bìttori, la vedova di Txaco, che troverà pace imponendo la sua pace, attraverso un perdono tacitamente concesso. Notevolissima la prosa, lo stile di Aramburu; sintatticamente scorretto, inizia un periodo in terza persona e lo porta avanti col discorso diretto, senza segni di interpunzione, ma al lettore risulta assolutamente comprensibile, anzi logico, travolto, conquistato, dal fluire ininterrotto del pensiero del protagonista.Una lettura che mi ha appassionato e lasciato piena di ammirazione per questa scrittura apparentemente facile, quotidiana, prosaica, in realtà molto difficile da creare; e per questa tensione continua e per tali questioni sottintese che si insediano nel pensiero di ogni lettore e lasciano domande etiche sospese.

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