Valeria Palumbo – La donna che osò amare sé stessa

VALERIA PALUMBO
Giornalista, attualmente per il settimanale Oggi, docente Università di Urbino e tutor al Master di giornalismo dell’Università di Milano, scrittrice. Le ultime opere Piuttosto m’affogherei del 2018 e Non per me sola Storia delle italiane attraverso i romanzi, del 2020 .

La donna che osò amare se stessa – Neri Pozza editore – 2022
Indagine sulla Contessa di Castiglione

Sono stata attratta da questo libro, appena uscito, principalmente dalla serietà della casa editrice Neri Pozza, non essendomi mai imbattuta nell’autrice, Valeria Palumbo. Ho scoperto successivamente che è giornalista e scrittrice molto prolifica e tratta prevalentemente tematiche femminili. E’ la storia di Virginia Oldoini Contessa di Castiglione, molto nota per essere stata indirizzata dal cugino, il Conte di Cavour primo ministro del Regno di Sardegna e instancabile tessitore di trame politiche, a Parigi, presso la Corte dell’imperatore Napoleone III per conquistare la sua attenzione e renderlo più disponibile ad entrare in guerra al fianco degli italiani, nel 1859. La diciottenne Virginia, bellissima fra le belle, appena sposata, ben indottrinata e equipaggiata da toilette sfavillanti, stupisce la Corte francese e conquista in poco tempo il cuore dell’Imperatore che, qualche tempo dopo, firma un patto segreto con Cavour e Vittorio Emanuele II e acconsente a sostenere il Piemonte nella sua conquista del Regno Lombardo – Veneto– Quindi, in qualche modo, la bella Virginia è stata parte di un evento storico fra i più importanti del Secondo Impero. La vulgata racconta questo episodio allusivamente e dice che la Contessa dopo un breve periodo di splendore, depressa e sola per veder la propria decadenza fisica, si ritirò a vita privata e non volle mai più incontrare nessuno nel ricordo di quei giorni che la videro brillare nei salotti più importanti di
Francia. La Palumbo contesta questa narrazione, segue tutta la vita della protagonista, dimostra che in tutto l’arco della vita fu una utile pedina diplomatica, più di tanti uomini; che anche da anziana aveva partecipato attivamente alla vita sociale e politica europea, e che fino agli ultimi anni aveva rese pubbliche molte fotografie che sono molto simili alle odierne performances artistiche, senza nascondere i guasti della vecchiaia. E che effettivamente aveva conservato le antiche affettuose amicizie e la sua influenza diplomatica. Soprattutto sottolinea spesso la ,evidente, diversa reputazione riservata alla Castiglione, donna, rispetto, per esempio a Costantino Nigra, che come lei fu inviato a Parigi dal solito Cavour per svolgere la stessa missione “diplomatica” cercando di conquistare l’Imperatrice Eugenia. Il Nigra è ancora considerato un fine diplomatico, la Castiglione, se va bene, è una cortigiana. Non possiamo negare questo assunto. Tutto questo è inserito in un tourbillon di eventi mondani che si svolgevano nelle corti più influenti d’Europa, Parigi , Londra, Torino, mentre venivano portati avanti, segretamente, progetti politici. Il giudizio dell’autrice sugli uomini è negativo; Cavour appare un profittatore, Napoleone III un ometto che tentò inutilmente di essere all’altezza del ruolo e dello zio, il grande Napoleone I. Costantino Nigra , un “cortigiano”, Francesco Verasis di Castiglione -che volle a tutti i costi sposare Virginia nonostante essa stessa lo avesse avvertito che non lo voleva come marito- che per tutta la vita chiese soldi alla moglie che a sua volta li chiedeva agli amanti. Nel procedere della narrazione che inizia a Firenze nel 1837, città di nascita di Virginia, prosegue a La Spezia, allora poco più di un borgo marinaro, e si sviluppa nelle dimore aristocratiche italiane ed europee; ci si può sentire soffocare dalla valanga di informazioni, di nomi altisonanti, doppi , tripli con titoli nobiliari che riguardano tutto il Gotha internazionale incrociato grazie a ripetuti matrimoni combinati fra famiglie aristocratiche preoccupate di mantenere posizioni di rilievo e patrimoni enormi con l’intento di poterli sperperare fra giochi d’azzardo e toilette strabilianti. La riabilitazione di Virginia Oldoini è un tentativo nobile e anche giusto; è assolutamente vero che il giudizio riguardo le donne è stato falsato dal pregiudizio: ciò che era ammesso per un uomo, era considerato riprovevole per una donna. L’opera, però, a mio giudizio, avrebbe tratto molto giovamento se la Palumbo avesse evitato il rischio gossip e avesse tagliato, e tagliato, nella selva di notizie e notiziole. Il libro avrebbe avuto bisogno di un lavoro più rigoroso da parte dell’editore e reso più limpido e lineare per fare emergere i fatti più importanti e le nuove, corrette, valutazioni.
Gianna Parri